Martedì la presentazione del portone ligneo della chiesa detta del Purgatorio

Martedì 5 marzo 2024 alle ore 19 il portone ligneo della chiesa detta del Purgatorio, appena restaurato, sarà restituito alla città di Matera con una cerimonia pubblica al termine della quale sarà impartita una solenne benedizione.
Il restauro, promosso dell’Istituto Diocesano Sostentamento del Clero (IDSC) dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina, con fondi derivanti dalle donazioni dei fedeli, ha restituito al suo antico splendore il
portone della chiesa, opera dell’intagliatore materano Lorenzo Sarra.
Alla presentazione dei lavori, prenderanno parte S.E. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo
di Matera-Irsina e Vescovo di Tricarico, Don Donato Dell’Osso, Presidente dell’IDSC, Don David Mannarella, già Presidente dell’IDSC e promotore del restauro, don Antonio Lopatriello, Direttore
dell’Ufficio Beni Culturali, Pino Schiavone, titolare della Ditta “Etruria” impresa esecutrice dei lavori.

L’opera
La chiesa dedicata alle «Anime Sante del Purgatorio», comunemente nota come «Purgatorio», fu edificata dall’omonima confraternita laicale nella prima metà del XVIII secolo con la direzione dei lavori affidata all’architetto Giuseppe Fatone di Andria, coadiuvato dai “mastri” Domenico e Riccardo Fatone, Giacinto Gentile e Giuseppe Solarzio.
Alla prima fase dei lavori, conclusasi nel 1747, è ascrivibile la facciata caratterizzata dalla presenza di elementi in rilievo in pietra calcarea che richiamano il «memento mori», l’esortazione a non cedere alla superbia e alla vanità delle cose terrene, destinante inesorabilmente a finire, ma ad occuparsi della propria anima destinata, al termine di un periodo più o meno lungo in Purgatorio, alla gloria del Paradiso.
Il rilievo collocato sull’architrave d’ingresso si compone di due scheletri con la falce e la clessidra, simboli del «tempus fugit» e della caducità umana, che sorreggono l’emblema della Confraternita.
Il tema del «memento mori» ritorna nel portone ligneo, opera dell’intagliatore materano Lorenzo Sarra e realizzato con tavole di abete ed elementi decorativi (teschi ed elementi vegetali) in noce, inseriti in trentasei riquadri.
Nella parte alta, i quattro teschi connotati con la berretta, la tiara, la corona regale e la mitria, seguiti – nell’ordine immediatamente inferiore – da altrettanti teschi privi di elementi identificativi, sottolineano il comune destino nella morte per prelati, papi, principi, vescovi e gente comune.

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